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Reggio Emilia, 1 maggio 2020

Sono sempre stata un’imprenditrice sentimentale.

Almeno da quando mi sono ritrovata ad essere un’imprenditrice.
A pensarci bene, “imprenditrice” non è la prima parola che sceglierei per definire una come me che di imprenditrice non ha nulla se non il fatto di essere sentimentale.
Su questa e altre, poche, solide convinzioni ho aperto, il primo maggio 2014, il mio Marta in Cucina.
A riprova che sono un’inguaribile romantica almeno quanto sono figlia della terra rossa emiliana a cui appartengo, ho scelto il primo maggio perché era il compleanno del mio adorato nonnino, Cesare. Ancora una? Ho il suo nome tatuato sulla mano sinistra perché lui diceva sempre che le cose vanno fatte anche un po’ contromano.
Che poi io son ambidestra per la verità, e non so quanto abbia senso dirvi questo perché, nei fatti, smorza tutta la poesia del nonno e della teoria di buttarsi nelle cose senza fare troppi calcoli. E dire che era ragioniere.
Come sono andate le cose tenendo, nel dubbio, entrambe le mani saldamente ancorate al timone?
Che il primo maggio del 2020 ho fatto un video mentre staccavo la grossa M di ferro dal muro esterno della cucina perché se l’imprenditrice ha dovuto dare, in questa tempesta, ascolto ai numeri, per una sentimentale come me poter montare la musica giusta sulla scena finale (?) di uno dei propri capolavori ha sempre il suo irresistibile fascino.

Grazie ai nostri ospiti.
Alle nostre famiglie.
Ai nostri amici.
A Hoda, Luca, Davide.

E a Ivan.

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